Penny Lane
Parentesi geografico-calcistica, questa volta.
Da juventino nato alla fine degli anni '70 ho un ricordo piuttosto nitido dell'era Platini, con partite eccezionali e alcune brucianti delusioni. Stagione 1982-83: ben stampato nella mia mente è il ricordo il gol di Paolo Rossi a Birmingham contro gli allora campioni in carica dell'Aston Villa. Bettega va sin quasi sul fondo dalla sinistra, poi torna indietro proteggendo il pallone, sbracciandosi quasi spazientito verso Cabrini che saliva ad aiutarlo. Con un gesto evidente (ricordo il braccio sinistro che indicava chiaramente di continuare a salire. Anche un digiuno di calcio capiva quello che sarebbe successo...eppure il marcatore è rimasto spiazzato quando Bettega di tacco ha smarcato Cabrini. Cross al bacio e Paolo Rossi irrompe sul primo palo. Gol. Jue in vantaggio. E poi il monumentale lancio di 30 metri di esterno di Platini per Boniek che, infilatosi come un falco in velocità nel cuore della difesa albionica controlla e insacca. Prima vittoria di una italiana in coppa in casa di una squadra inglese.
Un'azione così l'avrei rivista mille volte a partire da due anni dopo. Lancio millimetrico, Boniek che scatta, viene atterrato prima dell'area, mentre l'arbitro ci assegna incredibilmente un rigore. Che vale una Coppa Campioni. Quella Coppa. Quella di cui ancora oggi mi vergogno. Una macchia indelebile.
Quell'azione non l'ho mai vista in diretta, però. Di quella sera, il 29 maggio di venti anni fa, ricordo l'attesa febbrile della finale di Coppa. Due anni dopo la bruciante delusione di Atene, che mi ha portato a dichiarare un ostracismo totale verso il Galletto Amburghese Vallespluga, la cui pubblicità imperversava in televisione a quei tempi, un'altra finale. Un bambino di nove anni osservava la televisione, il cielo chiaro,il prato verde attraverso lo schermo e fremeva per la tensione. Poi...non mi ricordo più niente. Forse i miei mi hanno fatto la solita camomilla serale e mi hanno mandato a dormire. Immagini di gente sanguinante, o distesa a terra senza vita sono ben presenti nella mia mente, come quelle di un poliziotto belga armato di manganello che allarga le braccia sconsolato come a dire 'che possiamo fare?'. Ma non so dire se è un ricordo che si stampato nella mente allora o se è il frutto delle periodiche rivistazioni di questi anni (ogni volta che c'è un morto allo stadio qualche fotogramma dell'Heysel appare in TV) .
L'avversario di quella sera, questo non è possibile scordarlo, era il Liverpool.
Liverpool per me è...i Beatles, è Strawberry Fields, è un certo locale in Mathew Street.
Ma il Liverpool è anche. . . quella sera.
L'inno dei tifosi del Liverpool, tipicamente, è una canzone composta negli anni Sesanta da Gerry and the Peacemakers, uno dei gruppi più celebri del Merseybeat. C'è stato un tempo in cui nelle serate musicali a Liverpool il nome 'Beatles' era scritto in piccolo, sotto a Gerry & The Peacemakers. Loro erano le star.
L'inno è conosciuto universalmente. You'll never walk alone. Quando il Liverpool gioca in casa, tutto lo stadio intona il ritornello di questa canzone. E' un momento emozionante, che impressiona sicuramente anche le squadre avversarie... il testo è evocativo...perfetto per incitare la tua squadra del cuore. In pieno stile british...
Walk on, walk on
With hope in your heart
And you'll never walk alone
You'll never walk alone
Il 5 aprile di quest'anno sentirò il coro della Kop, la curva dei supportes più accesi, intonare con voce possente questo coro. Sicuramente un brivido mi scorrerà lungo il corpo. Ma non potrò fare a meno di pensare a quella sera di maggio di vent'anni fa...
Liverpool.
La città dei Beatles.
Una città che amo, senza esserci mai stato.
Una squadra di calcio che seguo con simpatia.
Liverpool.
Un nome legato indissolubilmente, per ogni tifoso della Juve, a una tragedia.
A una macchia incancellabile.
A un dolore profondo.
Qualcuno aveva scritto che le porte del paradiso e dell'inferno sono adiacenti e identiche.
Comincio a capire che cosa intendeva. . .
Penny Lane is in my ears and in my eyes
Wet behind of blue suburban skies...
Penny Lane!
Da juventino nato alla fine degli anni '70 ho un ricordo piuttosto nitido dell'era Platini, con partite eccezionali e alcune brucianti delusioni. Stagione 1982-83: ben stampato nella mia mente è il ricordo il gol di Paolo Rossi a Birmingham contro gli allora campioni in carica dell'Aston Villa. Bettega va sin quasi sul fondo dalla sinistra, poi torna indietro proteggendo il pallone, sbracciandosi quasi spazientito verso Cabrini che saliva ad aiutarlo. Con un gesto evidente (ricordo il braccio sinistro che indicava chiaramente di continuare a salire. Anche un digiuno di calcio capiva quello che sarebbe successo...eppure il marcatore è rimasto spiazzato quando Bettega di tacco ha smarcato Cabrini. Cross al bacio e Paolo Rossi irrompe sul primo palo. Gol. Jue in vantaggio. E poi il monumentale lancio di 30 metri di esterno di Platini per Boniek che, infilatosi come un falco in velocità nel cuore della difesa albionica controlla e insacca. Prima vittoria di una italiana in coppa in casa di una squadra inglese.
Un'azione così l'avrei rivista mille volte a partire da due anni dopo. Lancio millimetrico, Boniek che scatta, viene atterrato prima dell'area, mentre l'arbitro ci assegna incredibilmente un rigore. Che vale una Coppa Campioni. Quella Coppa. Quella di cui ancora oggi mi vergogno. Una macchia indelebile.
Quell'azione non l'ho mai vista in diretta, però. Di quella sera, il 29 maggio di venti anni fa, ricordo l'attesa febbrile della finale di Coppa. Due anni dopo la bruciante delusione di Atene, che mi ha portato a dichiarare un ostracismo totale verso il Galletto Amburghese Vallespluga, la cui pubblicità imperversava in televisione a quei tempi, un'altra finale. Un bambino di nove anni osservava la televisione, il cielo chiaro,il prato verde attraverso lo schermo e fremeva per la tensione. Poi...non mi ricordo più niente. Forse i miei mi hanno fatto la solita camomilla serale e mi hanno mandato a dormire. Immagini di gente sanguinante, o distesa a terra senza vita sono ben presenti nella mia mente, come quelle di un poliziotto belga armato di manganello che allarga le braccia sconsolato come a dire 'che possiamo fare?'. Ma non so dire se è un ricordo che si stampato nella mente allora o se è il frutto delle periodiche rivistazioni di questi anni (ogni volta che c'è un morto allo stadio qualche fotogramma dell'Heysel appare in TV) .
L'avversario di quella sera, questo non è possibile scordarlo, era il Liverpool.
Liverpool per me è...i Beatles, è Strawberry Fields, è un certo locale in Mathew Street.
Ma il Liverpool è anche. . . quella sera.
L'inno dei tifosi del Liverpool, tipicamente, è una canzone composta negli anni Sesanta da Gerry and the Peacemakers, uno dei gruppi più celebri del Merseybeat. C'è stato un tempo in cui nelle serate musicali a Liverpool il nome 'Beatles' era scritto in piccolo, sotto a Gerry & The Peacemakers. Loro erano le star.
L'inno è conosciuto universalmente. You'll never walk alone. Quando il Liverpool gioca in casa, tutto lo stadio intona il ritornello di questa canzone. E' un momento emozionante, che impressiona sicuramente anche le squadre avversarie... il testo è evocativo...perfetto per incitare la tua squadra del cuore. In pieno stile british...
Walk on, walk on
With hope in your heart
And you'll never walk alone
You'll never walk alone
Il 5 aprile di quest'anno sentirò il coro della Kop, la curva dei supportes più accesi, intonare con voce possente questo coro. Sicuramente un brivido mi scorrerà lungo il corpo. Ma non potrò fare a meno di pensare a quella sera di maggio di vent'anni fa...
Liverpool.
La città dei Beatles.
Una città che amo, senza esserci mai stato.
Una squadra di calcio che seguo con simpatia.
Liverpool.
Un nome legato indissolubilmente, per ogni tifoso della Juve, a una tragedia.
A una macchia incancellabile.
A un dolore profondo.
Qualcuno aveva scritto che le porte del paradiso e dell'inferno sono adiacenti e identiche.
Comincio a capire che cosa intendeva. . .
Penny Lane is in my ears and in my eyes
Wet behind of blue suburban skies...
Penny Lane!
1 Comments:
Penso cmq una macchia indelebile per qualunque tifoso: forse da lì è iniziata la mia disaffezione per quelli che chiamano ancora "il miglior gioco del mondo". Nessuna partita deve meritarsi un tributo di sangue così alto, mai e poi mai. Ma neanche una partita come Genoa - Milan dove è stato UCCISO un ragazzo (cito ad esempio).
SE COSì CI RITENIAMO CIVILI!!!
Mah
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