Sexy Sadie
Ieri sera, secondo concerto dei THE BEATOWLS, ad Alessandria, in uno dei pub che più mi piacciono, in stile irlandese. Legno scuro, insegne alle pareti, sensazione di calore. Un posto dove mi trovo bene, dove spesso mettono su cd di buona musica e dove è sempre un piacere sorseggiare una guinness chiaccherando con gli amici.
A questo pub lego indissolubilmente un ricordo triste e dolce al tempo stesso. Era il 29 novembre del 2001, e alla mattina, aperta la pagina di 'Repubblica' appena al lavoro, resto folgorato. George Harrison aveva lasciato questo mondo. Comunico via sms la notizia a Fortunato, e resto per così dire 'inebetito' per tutto il giorno. Non pensavo che la morte di uno dei Beatles - quella di Lennon ero troppo piccolo per capirla, avevo quattro anni e manco sapevo chi fosse - mi potesse colpire sino a questo punto. La sera stessa, Fortunato mi propone di andare a 'commemorare' The Quiet Beatle andando in questo pub irlandese a berci una birretta. Manco a farlo apposta, il proprietario aveva caricato sul lettore CD una raccolta di Harrison, per cui entrando siamo stati accolti da "My Sweet Lord". Una cosa da brividi...ed è stato bello star lì in compagnia della musica di George, il miglior modo per rendergli omaggio.
Il concerto di ieri è andato alla grande. Amici e semplici curiosi hanno gremito la sala, i problemi tecnici dell'esordio, avvenuto un mese prima, sono stati brillantemente risolti, complice il prezioso aiuto di mio fratello, e pure noi ci siamo divertiti, forse anche perchè eravamo meno tesi e più 'scafati'. Insomma, promossi a pieni voti per quanto ho potuto vedere.
Dopo i consueti festeggiamenti e complimenti, abbiamo finalmente mangiato qualcosa (non eravamo riusciti a cenare prima del concerto) e poi abbiamo smontato tutta l'attrezzatura. Fuori si è pure scatenato un diluvio con tuoni e fulmini, ma nonostante questo e la stanchezza assolutamente comprensibile mi sentivo felice e sollevato. Caricato aste, tastiere, microfoni, amplificatori, cavi e tutto il resto nelle macchine, Fortunato ed io, perfettamente calati nel ruolo di Padri Fondatori del gruppo, siamo andati a riscuotere quanto pattuito in precedenza dal proprietario del locale. Si era stabilita una certa cifra, più la cena offerta dal locale.
Con nostra sorpresa, l' "oste della malora" (cit.) ha calcolato il costo di panini, birre e patatine, e dopo un "generoso" sconto ci ha detratto le consumazioni dalla cifra pattuita. Beh, ci siamo rimasti di merda. Ma abbiamo incassato il contante e ce ne siamo andati.
Non è certo questo episodio che mi rovinerà il ricordo della serata di ieri. Mi sono divertito, ci siamo divertiti, abbiamo suonato la musica che amiamo e abbiamo avuto la nostra (credo meritata) dose di applausi...però, a ventiquattr'ore di distanza, sfrutto il mio blog per levarmi un sassolino dalla scarpa.
Lo so, caro oste della malora, non credo leggerai mai queste righe, ma lasciati dire che ti sei comportato in modo veramente meschino. Primo, perchè si era stabilito diversamente, e hai mancato alla parola data. Secondo, perchè con il passaparola, la stampa di locandine, i bigliettini lasciati in giro per i bar e alcuni negozi del centro, ti abbiamo fatto una discreta pubblicità. Ti abbiamo riempito il locale, con gente che magari lì da te non era mai stata, hai incassato ben più di quanto avresti portato a casa senza il nostro concerto, perchè amici, parenti e conoscenti hanno mangiato e bevuto in abbondanza. Per cui, una banconota in più nelle nostre tasche non ti spostava di molto l'incasso della serata.
E non è certo per pochi pidocchiosi euro che me la prendo. Non faccio il musicista per vivere. Ho un lavoro, una casa, una famiglia e certamente non mi tagliano la luce a causa dei soldi in meno che mi hai dato. Ma bastava esser onesti con noi - onesti, ti abbiamo chiesto X e ci davi X - per esserti grati di averci dato l'opportunità di suonare. E saremmo volentieri tornati nel tuo pub a berci le nostre birrette, e magari a suonare di nuovo.
Noi non siamo nessuno. Non siamo i Beatles. Siamo cinque ragazzi che cercano di fare del loro meglio per suonare la musica dei Beatles. Ma so che i proprietari del locale in collina dove abbiamo esordito ci hanno offerto la cena, più una caraffa da cinque litri di birra che ci han portato mentre suonavamo, e alla fine ci hanno pure pagato un po' di più di quanto si era inizialmente concordato. Forse perchè il locale glielo avevamo riempito e avevano avuto un bell'incasso. Forse perchè lo spettacolo è stato di loro gradimento.
Non lo so e non lo voglio sapere.
So solo due cose.
So che per quanto mi riguarda tornerò il meno possibile - se non mai più - nel tuo locale. E quindi hai perso almeno un cliente. Oltre che un gruppo che sarebbe volentieri tornato a suonare tra le calde e accoglienti mura del tuo pub.
Inoltre so che al mondo c'è, indipendentemente dai soldi che si ha nel portafoglio, chi nasce signore e chi nasce pezzente.
Lascio a te indovinare di quale categoria, per quanto mi riguarda, sei entrato da ieri a fare parte.
…Sexy Sadie, you’ll get yours yet
However big you think you are
However big you think you are
Sexy Sadie, you’ll get yours yet…
A questo pub lego indissolubilmente un ricordo triste e dolce al tempo stesso. Era il 29 novembre del 2001, e alla mattina, aperta la pagina di 'Repubblica' appena al lavoro, resto folgorato. George Harrison aveva lasciato questo mondo. Comunico via sms la notizia a Fortunato, e resto per così dire 'inebetito' per tutto il giorno. Non pensavo che la morte di uno dei Beatles - quella di Lennon ero troppo piccolo per capirla, avevo quattro anni e manco sapevo chi fosse - mi potesse colpire sino a questo punto. La sera stessa, Fortunato mi propone di andare a 'commemorare' The Quiet Beatle andando in questo pub irlandese a berci una birretta. Manco a farlo apposta, il proprietario aveva caricato sul lettore CD una raccolta di Harrison, per cui entrando siamo stati accolti da "My Sweet Lord". Una cosa da brividi...ed è stato bello star lì in compagnia della musica di George, il miglior modo per rendergli omaggio.
Il concerto di ieri è andato alla grande. Amici e semplici curiosi hanno gremito la sala, i problemi tecnici dell'esordio, avvenuto un mese prima, sono stati brillantemente risolti, complice il prezioso aiuto di mio fratello, e pure noi ci siamo divertiti, forse anche perchè eravamo meno tesi e più 'scafati'. Insomma, promossi a pieni voti per quanto ho potuto vedere.
Dopo i consueti festeggiamenti e complimenti, abbiamo finalmente mangiato qualcosa (non eravamo riusciti a cenare prima del concerto) e poi abbiamo smontato tutta l'attrezzatura. Fuori si è pure scatenato un diluvio con tuoni e fulmini, ma nonostante questo e la stanchezza assolutamente comprensibile mi sentivo felice e sollevato. Caricato aste, tastiere, microfoni, amplificatori, cavi e tutto il resto nelle macchine, Fortunato ed io, perfettamente calati nel ruolo di Padri Fondatori del gruppo, siamo andati a riscuotere quanto pattuito in precedenza dal proprietario del locale. Si era stabilita una certa cifra, più la cena offerta dal locale.
Con nostra sorpresa, l' "oste della malora" (cit.) ha calcolato il costo di panini, birre e patatine, e dopo un "generoso" sconto ci ha detratto le consumazioni dalla cifra pattuita. Beh, ci siamo rimasti di merda. Ma abbiamo incassato il contante e ce ne siamo andati.
Non è certo questo episodio che mi rovinerà il ricordo della serata di ieri. Mi sono divertito, ci siamo divertiti, abbiamo suonato la musica che amiamo e abbiamo avuto la nostra (credo meritata) dose di applausi...però, a ventiquattr'ore di distanza, sfrutto il mio blog per levarmi un sassolino dalla scarpa.
Lo so, caro oste della malora, non credo leggerai mai queste righe, ma lasciati dire che ti sei comportato in modo veramente meschino. Primo, perchè si era stabilito diversamente, e hai mancato alla parola data. Secondo, perchè con il passaparola, la stampa di locandine, i bigliettini lasciati in giro per i bar e alcuni negozi del centro, ti abbiamo fatto una discreta pubblicità. Ti abbiamo riempito il locale, con gente che magari lì da te non era mai stata, hai incassato ben più di quanto avresti portato a casa senza il nostro concerto, perchè amici, parenti e conoscenti hanno mangiato e bevuto in abbondanza. Per cui, una banconota in più nelle nostre tasche non ti spostava di molto l'incasso della serata.
E non è certo per pochi pidocchiosi euro che me la prendo. Non faccio il musicista per vivere. Ho un lavoro, una casa, una famiglia e certamente non mi tagliano la luce a causa dei soldi in meno che mi hai dato. Ma bastava esser onesti con noi - onesti, ti abbiamo chiesto X e ci davi X - per esserti grati di averci dato l'opportunità di suonare. E saremmo volentieri tornati nel tuo pub a berci le nostre birrette, e magari a suonare di nuovo.
Noi non siamo nessuno. Non siamo i Beatles. Siamo cinque ragazzi che cercano di fare del loro meglio per suonare la musica dei Beatles. Ma so che i proprietari del locale in collina dove abbiamo esordito ci hanno offerto la cena, più una caraffa da cinque litri di birra che ci han portato mentre suonavamo, e alla fine ci hanno pure pagato un po' di più di quanto si era inizialmente concordato. Forse perchè il locale glielo avevamo riempito e avevano avuto un bell'incasso. Forse perchè lo spettacolo è stato di loro gradimento.
Non lo so e non lo voglio sapere.
So solo due cose.
So che per quanto mi riguarda tornerò il meno possibile - se non mai più - nel tuo locale. E quindi hai perso almeno un cliente. Oltre che un gruppo che sarebbe volentieri tornato a suonare tra le calde e accoglienti mura del tuo pub.
Inoltre so che al mondo c'è, indipendentemente dai soldi che si ha nel portafoglio, chi nasce signore e chi nasce pezzente.
Lascio a te indovinare di quale categoria, per quanto mi riguarda, sei entrato da ieri a fare parte.
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