25.2.06

Old brown shoe

Appena a fianco del portone di casa mia c'è un negozio di mobili d'arte. Una volta, quando non ero ancora nato, al posto di quel negozio i miei bisnonni gestivano, assieme a mia nonna e mia zia, una merceria. Chiusa l'attività, intorno al 1975-76, cioè quando sono nato io, è subentrata, in affitto, l'attività del mobiliere. E decine di scatole di avanzi di magazzino hanno intasato da allora, e per sempre, il garage e la cantina di casa nostra.
Resterà celebre negli annali di famiglia la scena post-alluvione. Avevamo avuto due metri di acqua in cantina, acqua che era arrivata sfruttando alcune crepe nel muro. Dopo avere prosciugato in qualche modo i locali (tutti in terra battuta), abbiamo aperto la porta della cantina di mia nonna, ovviamente invasa dal fango. Tutto il contenuto, comprese le bottiglie di vino che vi stazionavano, alcune risalenti al mio anno di nascita o a quello di mia madre, erano ovviamente da buttare. Tra le prime cose che abbiamo 'attaccato' c'era un pesante scatolone di cartone dal contenuto misterioso. Ovviamente, era marcio, e appena lo abbiamo sollevato il fondo ha ceduto, e quanto era all'interno, ossia saponette Palmolive anni '60 che hanno cominciato a schizzare ovunque per la cantina...
Da allora, tutto il possibile è stato stipato nel garage sino a farlo quasi scoppiare. Ma oggi, dopo anni di promesse non mantenute di provvedere a una VERA opera di pulizia, ci siamo lanciati. Mio padre ha proposto la cosa, e poi si è abilmente defilato (non è una novità), io e mio fratello abbiamo dato il primo colpo e poi ho completato con mia madre il lavoro. Oltre ad avere intasato i cassonetti nel raggio di 100 metri da casa, abbiamo fatto una sorta di scavo archeologico, o se volete una seduta di psicanalisi alla ricerca del nostro passato. Dalle sabbie del tempo, e sotto montagne di polvere, sono riemersi curiosi oggetti... in ordine sparso:

- praticissime spazzole per lavarsi la schiena, con manico lungo circa 80 cm;
- almeno 5 borsette di coccodrillo, tutte rigorosamente fuori moda e rinchiuse in scatole polverosissime;
- pattini a rotelle e sci con scarponi anni '60 di mia mamma; poco sotto (uno strato geologico sotto, per la precisione) gli sci di legno, con annesse racchette di mio nonno. Direi fattura anni '40, con la parte tonda della racchetta (salvaocchi) della dimensione di un piattello da skilift;
- un lunotto posteriore (?) di non so quale macchina, forse una Prinz (?)
- borsa dell'acqua calda con cavi ormai consunti, roba da far saltare i salvavita in mezza provincia se solo provi ad avvicinarli a una presa;
- una scatola con 6 palline di natale di vetro delle dimensioni di un Supertele. Sembravano arrivati direttamente da un supermercato della DDR, a giudicare dai colori spenti.

Tutto questo in mezzo a scatole di stampanti, pupazzi di mio fratello, miei e bambole di mia mamma, filtri fotografici e fissanti chimici per la camera oscura di mio padre, quando si autoproduceva le foto in bianco e nero negli anni '70, sedie sfondate, lampadari vecchi, gomitoli di lana, carta intestata del mio bisnonno, cestoni con macchinine e soldatini miei, vecchi Hurrà Juventus (il più recente è un 'Forza Gigi' con Julio Cesar e Hassler abbracciati a un omone protagonista suo malgrado di una triste stagione calcistica.
Per farla breve, dopo un'accurata selezione, abbiamo iniziato a buttare via roba. Abbiamo iniziato intorno alle due e siamo riemersi alla luce da mezz'ora, un incrocio tra il fuochista di una locomotiva a vapore e uno spazzacamino rimasto incastrato nella canna fumaria di un'abitazione in cui si preparava una succulenta grigliata mista.
Siccome il garage è maledettamente grosso e pieno di roba, domani si replica. Sino a che, raggiunto un soddisfacente livello di ordine e pulizia, lasceremo accumulare altro materiale in attesa di una futura riesumazione.
Chissà, magari tra altri cinquant''anni, quando i miei nipoti getteranno via, un po' con rimpianto e un po' con loro soddisfazione altri curiosi oggetti del passato, come giochi della Playstation, sciarpe di pile e cd rom contenenti vecchie famose canzoni, che ormai hanno quasi cento anni di età, interpretate dal nonno e da certi suoi amici quando erano giovani....
...Mmmh.... devo segnarmi da qualche parte di non portare i demo dei Sugarplumfairy in garage. E comprarmi una cassaforte.

...Now I'm stepping out this old brown shoe
Baby I'm in love with you
I'm so glad you came here
It won't be the same now, I'm telling you...

9.2.06

Matchbox

Ci siamo.
Domani a quest'ora gli occhi del mondo (almeno, di una parte di esso) saranno sul sabaudo agglomerato urbano, già Capitale dell'Italica Nazione, già importante urbe dell'Impero Romano, sotto il nome di Augusta Taurinorum. E migliaia di cuori batteranno all'unisono quando l'ultimo dei tedofori farà completare alla fiamma sacra, partita due mesi fa da Olimpia, il suo lungo viaggio, facendola finalmente posare sul braciere dal quale illuminerà l'Italica Olimpiade Invernale e noi tutti.

Due anni fa, lo confesso, ero molto più coinvolto. Forse perchè le Olimpiadi Estive mi appassionano di più, forse perchè in fondo si tornava nella patria dei giochi. Alcune gare sono state effettuate ad Olimpia la 'patria' dei giochi, la stessa maratona è partita da...Maratona. Anche qui c'è una Maratona, purtroppo però è la curva del Toro al Comunale. Il gobbo che è in me viene fuori, ogni tanto. In omaggio alla par condicio, per fortuna, la torcia è stata portata in doveroso pellegrinaggio al cimitero di Villar Perosa ove riposa l'avvocato Agnelli. Se non era per lui, a detta di tutti, compreso il presidente del CIO Rogge, le Olimpiadi le vedevamo col binocolo.

Naturalmente, da bravi italiani, siamo riusciti già a fare le nostre figure di cacca. ...per cominciare siamo (come al solito) in ritardo sui lavori. Probabilmente, approfittando del fatto che tutti guarderanno la cerimonia di apertura, squadre di operai sottopagati lavoreranno alla luce incerta delle fotocellule per finire di pavimentare Piazza Statuto. Sperando che a nessuno del Comitato Olimpico venga in mente di andare a farsi un giro... E come dimenticarsi i no-global che si sono rubati la torcia, o i comitati no-tav che (al di là del condividere o meno la loro protesta, non è questo però il momento nè il luogo per discuterne) hanno costretto i tedofori a cambiare strada e girare al largo... per non parlare di altre due o tre chicche. Come l'ingresso per i pullmann del palaghiaccio, leggermente troppo basso per farli accomodare all'interno.Perciò, si parcheggi fuori. E gli atleti si prendano armi (bastoni, caschi, paradenti ecc.) e bagagli e vadano a piedi.

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Il ricordo più nitido che ho di un'olimpiade invernale è legato a Lillehammer '94. Finale della staffetta di fondo. Centomila persone ad assistere, gran parte delle quali colora di rossobiancoblu gli spalti imbiancati. La fortissima Norvegia, padrona di casa, lotta testa a testa con l'Italia per l'oro. Mi ricordo che ero a casa da scuola, o forse ero tornato prima causa assemblea di classe...Mentre l'acqua della pasta bolliva, non staccavo gli occhi dal teleschermo. Una volata da brivido, con il pubblico in delirio, tra il nostro Marco Albarello e il 'mostro' della specialità,una sorta di Merckx del fondo, l'idolo di casa Bjorn Daehlie. Gli ultimi cinquanta metri sembravano infiniti. Due campioni, al massimo dello sforzo, tra due ali di folla urlanti, si sfidano per l'oro. Vince Albarello, e io urlo di gioia come un cretino nella casa vuota mentre l'acqua della pasta, incurante del momento storico, trabocca. Ecco, vorrei proprio che queste Olimpiadi che non riuscirò a seguire granchè, tra lavoro e tutto il resto, si facciano ricordare per qualche impresa sportiva da applaudire, non necessariamente perchè è un italiano a vincere.

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Rivolgo pertanto una accorata preghiera. Cari no-global, o no-tav, o no-me-rump-al-bal, vi scongiuro, non vi venga in mente di fare qualche vaccata che ci squalifichi definitivamente agli occhi del mondo, tipo spegnere la fiaccola pochi metri prima del suo definitivo atterraggio sul braciere. Io di sentirmi in mondovisione Alberto Tomba che si avvicina al microfono e imbarazzato dice "ehm...qualcuno ha un accendino?" non ho proprio voglia. Non stavolta. Di figure di merda mondiali l'Italia ne ha sempre fatte, d'accordo. Ma così sarebbe troppo.
Grazie da un italiano qualunque.

...I said I'm sittin' here watchin'
Matchbox hole in my clothes
I ain't got no matches
But I sure got a long way to go...